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Meglio rimorsi che rimpianti: che tipo di giocatore sei?

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Meglio rimorsi che rimpianti o viceversa? Leggi anche: è meglio agire per poi pentirsene o non fare nulla e poi struggersi pensando a tutto quello che sarebbe potuto accadere?

Per me non c’è proprio nessun dubbio: sono di gran lunga meglio i rimorsi che i rimpianti. La differenza tra i due concetti talvolta è intesa in modo molto labile, e dipende dai punti di vista, ma a ben guardare non credo sia così irrilevante. Tra rimorsi e rimpianti la differenza può anzi descrivere due atteggiamenti di affrontare la vita molto diversi. Tu sai qual è il tuo?

Te lo domando perché è proprio ciò di cui voglio parlarti oggi.

Il cervello milionario

Rimorsi e rimpianti: di che stiamo parlando?

Credo sia doveroso fare una premessa e comprendere bene che cosa si intenda con i termini “rimorso” e “rimpianto”.

A tutti è capitato di dire, o di sentir dire da altri, una frase che inizia con “Se solo avessi fatto/detto/scritto/scelto…” seguita da una serie di azioni che di fatto non sono mai state compiute. In questo caso si parla di rimpianto: una forma di dispiacere per una scelta non fatta, non portata a termine. Le ragioni? Vergogna, paura, indecisione. Possono essere molteplici e tra le più diverse. Fatto sta che, a distanza di tempo, l’azione non portata a termine lascia dietro di sé soltanto una nostalgica tristezza insieme a mille interrogativi destinati a rimanere insoddisfatti.

Diverso è invece il rimorso, che si potrebbe quasi descrivere come l’esatto opposto del rimpianto. Nel caso del rimorso, infatti, non si parla più di una mancata azione. Al contrario, la persona che prova rimorsi ha fatto/detto/scritto/scelto… una determinata serie di azioni, le ha portate a termine e se ne pente. Se solo gliene fosse data la possibilità, tornerebbe volentieri indietro per poter adottare una decisione diversa.

La domanda che ti ho posto all’inizio, “meglio rimorsi che rimpianti?”, non rappresentava altro se non una provocazione, perché è palese che nessuno di noi può essere così estremo da poter dire di nutrire solo rimpianti o solo rimorsi. Tutti abbiamo una buona dose di entrambi. La mia provocazione aveva uno scopo ben preciso: quello di indurti a riflettere, di farti comprendere quale fosse la tua inclinazione.

Meglio rimorsi che rimpianti: giochi o stai in panchina?

Preferire rimorsi o rimpianti segna infatti una differenza di inclinazione per il modo in cui affronti il mondo e la vita. Nel calcio si direbbe che chi preferisce i rimorsi è il giocatore in campo, mentre chi preferisce i rimpianti rimane sempre in panchina. Quale dei due vorresti essere? E quale dei due sei?

Il giocatore in campo affronta il rischio, in tutto e per tutto. Il giocatore in panchina no. Lui non sbaglia mai. Come potrebbe? Se non fai nulla, non puoi sbagliare nulla. Lui vive di immaginazione: se ne sta lì, in panchina, magari col terrore di essere davvero chiamato per giocare, di essere messo alla prova. Segue tutto il match con estrema attenzione, criticando all’occorrenza chi ha fatto un po’ di più e chi ha fatto un po’ di meno. Infine, a partita ormai terminata, racconta che “se solo lo avessero chiamato avrebbe cambiato la sorte della partita”. La realtà? Ha il terrore di non essere all’altezza. Cerca così di evitare il più possibile di incrociare lo sguardo del mister e di rimanere seminascosto dietro ai suoi compagni di squadra.

Il giocatore in campo no. Come ti dicevo, lui rischia. Rischia infatti di sbagliare, di commettere un errore madornale, di farsi male, di fare male ad altri, di prendersi un cartellino rosso per una sciocchezza. Ma rischia anche di fare gol, di portare la sua squadra alla vittoria, di compiere un bel passaggio, di essere osannato dai tifosi. Così come rischia di crescere, di imparare e diventare ogni giorno un atleta più in gamba di prima.

Rimorsi e rimpianti hanno un valore

Capire cosa sceglieresti, ovvero se per te siano meglio i rimorsi che i rimpianti, ti aiuta a comprendere la tua inclinazione. Eppure c’è un altro aspetto che mi piacerebbe tu prendessi in considerazione, che io ritengo ancora più importante.

Mi riferisco alla comprensione. Sottolineo sempre come la comprensione sia alla base di tutto, nella vita. Anche in questo caso, la comprensione rappresenta una delle chiavi per la tua crescita. Comprendere a fondo ciò che ti ha spinto a una determinata scelta, che sia stata fonte di rimorso o rimpianto, ovvero di compiere o non compiere una determinata azione, è fondamentale.

Vedi, nella vita ogni cosa ha un senso. Non necessariamente in senso lato e generico, ma proprio per te. In fatto di scelte, una mancata azione ha lo stesso valore di un’azione portata a termine: sei tu che hai deciso di muoverti in una direzione o nell’altra. Per quale ragione? Secondo quale criterio?

Se nutri rimorsi o rimpianti, ricorda che sono come dei nodi interiori, dei piccoli sassolini che lungo il tuo percorso hanno trovato modo di infilarsi nella tua scarpa. Ti mettono in una condizione di squilibrio, ti intralciano il passo.

90 minuti finiscono in fretta

La riflessione è fondamentale perché, se trovi le ragioni alla base del tuo sentire, puoi potenzialmente riuscire a sciogliere quei nodi, toglierti quei sassolini scomodi e riprendere il passo in maniera più sicura e fiduciosa. Fanno parte di te e della tua storia, ma non per questo devi rimanerne schiavo.

Ti faccio un esempio. Fai finta di provare rimorso per non aver detto a un tuo amico ciò che pensavi in merito a una determinata situazione. Hai capito il motivo per cui non l’hai fatto? Devi comprendere il motivo per cui hai evitato di esporti in quel modo: avevi forse paura del suo giudizio, timore di perdere la sua fiducia, pensi che sia stata la tua timidezza…? Quale che sia la ragione, devi lavorarci su. Devi metterti in condizione di non ripetere l’errore qualora dovessi ritrovarti nella stessa situazione in futuro.

Lavorarci sodo è una cosa che puoi fare solo tu ma è fondamentale, soprattutto sul lungo termine. Vedila così: stai giocando la partita della tua vita e hai un sassolino nella scarpa. Non mi sembra proprio la condizione ottimale per vincere. Quindi, che fai? Te lo togli o continui a perdere tempo? Non attendere, però, inizia subito. 90 minuti finiscono in fretta.

Dario Silvestri

Practice, Dedication, Results